Il territorio
Valle Zignago è la più ampia zona umida residuale della antica Laguna di Caorle. Si trova nel Veneto Orientale, delimitata a sudovest dal canale Nicesolo e a nordest dal canale Perera. La sua superficie territoriale è di 814 ettari, di cui 377 sommersi dall’acqua, 309,5 ad uso agricolo (cereali, vigneti, pioppeti), e 127,5 ad altro uso (fabbricati, strade, zone alberate). Circa 667 ettari (82%) sono compresi nel territorio comunale di Caorle, e 147 ettari (18%) in quello di Concordia Sagittaria. Fino ai primi anni trenta del secolo scorso la Valle era caratterizzata da un grande lago lagunare aperto e privo di arginature, soggetto ai flussi giornalieri di alta e bassa marea, che mutavano di continuo il suo assetto idraulico ed ambientale.
La storia
La storia della Laguna di Caorle, comprendente Valle Zignago, è segnata da varie tappe fondamentali:
15 dicembre 1439: Il doge Francesco Foscari concede alla Comunità di Caorle il "Privilegio delle Acque", garantendo il diritto esclusivo e perpetuo di utilizzo delle acque lagunari tra i fiumi Livenza e Tagliamento per la pesca e la caccia, contribuendo significativamente all'economia locale.
29 agosto 1642: Il Senato Veneto abroga il "Privilegio delle Acque" e ordina la vendita all'asta dell'area lagunare di Caorle tra il vecchio corso del Livenza e il canale di Lugugnana, per finanziare i costosi lavori idraulici del progetto Bonotti. Questo segna l'inizio della perdita di controllo della comunità locale sulle risorse lagunari.
30 gennaio 1742: La Repubblica di Venezia compensa la Comunità di Caorle con la "Sedicesima Presa", circa 1.085 ettari, come risarcimento del dieci per cento del ricavato dalla vendita delle aree lagunari.
30 agosto 1858: La proprietà della "Sedicesima Presa" e il diritto esclusivo di pesca vengono trasferiti al Consorzio Peschereccio di Caorle, formalizzando la gestione collettiva delle risorse lagunari da parte dei pescatori locali.
10 agosto 1928: L’Opera Nazionale Combattenti espropria circa 1.500 ettari di patrimonio lagunare dal Consorzio Peschereccio di Caorle, inclusi 986 ettari della Sedicesima Presa, nell'ambito di una più ampia politica di redistribuzione delle terre.
6 agosto 1942: L’Opera Nazionale Combattenti vende le Valli Zignago e Perera al conte Gaetano Marzotto di Valdagno, privatizzando l'ultimo lembo di territorio lagunare di proprietà pubblica.
Già dal XV secolo, il "Privilegio delle Acque" concesso dal doge Foscari aveva codificato il diritto degli abitanti di Caorle di utilizzare l'area lagunare esclusivamente per la pesca e la caccia. Tuttavia, con il passare del tempo, le condizioni territoriali mutano, e il privilegio viene progressivamente ridotto e infine revocato nel 1642. La vendita delle terre lagunari avviene con molte contestazioni da parte dei pescatori di Caorle, che vedono minacciati i loro diritti tradizionali.
Nel XVIII secolo, la Comunità di Caorle riceve la "Sedicesima Presa" come risarcimento, ma la gestione delle terre lagunari continua a essere complessa e controversa. Durante il XIX e XX secolo, numerosi interventi di bonifica e trasformazione agricola alterano significativamente l'ambiente e l'economia locale.
Nel 1853, per proteggere le risorse lagunari dalla pesca di frodo, viene costituito il Consorzio di Pesca di Caorle, che regola l'uso delle acque lagunari e promuove una gestione collettiva. Tuttavia, con l'avvento delle grandi opere di bonifica sostenute dalla legge Baccarini del 1882 e la successiva legge del 1886, le terre paludose vengono progressivamente prosciugate e trasformate in terreni agricoli, riducendo le aree disponibili per la pesca.
All'inizio del XX secolo, il Consorzio Peschereccio di Caorle affronta gravi difficoltà finanziarie, esacerbate dalle opere di bonifica che riducono ulteriormente le possibilità di pesca. Tentativi di trasformare il Consorzio in Cooperativa e di modernizzare le attività di pesca si scontrano con le resistenze dei pescatori locali, legati alle tradizioni lagunari.
Durante la Prima Guerra Mondiale, il territorio viene occupato dagli Austriaci, causando ulteriori difficoltà alla popolazione locale. Dopo la guerra, i progetti di bonifica riprendono, ma la gestione delle risorse lagunari rimane un tema controverso, con conflitti legali e tentativi di trasformazione delle paludi in valli da pesca chiuse per aumentare la redditività.
Alla fine degli anni '20, il Consorzio Peschereccio decide di studiare la possibilità di trasformare le paludi della Sedicesima Presa in una valle da pesca chiusa, nel tentativo di migliorare le condizioni economiche della comunità locale senza alterare troppo l'ambiente naturale. Tuttavia, le sfide economiche e ambientali continuano a caratterizzare la gestione della Laguna di Caorle, rendendo questa una storia di continui cambiamenti e adattamenti.
La bonifica peschereccia
Il Consorzio Peschereccio di Caorle si trovò in difficoltà finanziarie per affrontare la trasformazione delle Valli, rivolgendosi quindi all’Opera Nazionale Combattenti (ONC). L'ONC, riconoscendo la convenienza economica della bonifica peschereccia rispetto a quella agraria, accettò di finanziare e realizzare i lavori, incaricando l’ingegnere Bullo per il progetto tecnico e il dottor Vittorio Ronchi per la parte economica.
Il progetto presentato il 1° ottobre 1926 prevedeva la trasformazione di gran parte degli 986 ettari della Sedicesima Presa in due valli chiuse da pesca (Valle Zignago e Valle Perera), mentre i 515 ettari della Tredicesima Presa (Valle Vecchia) sarebbero rimasti allo stato naturale. Alcune zone come la palude Ramicello e la palude Lame furono destinate alla bonifica agraria.
Nella relazione progettuale, l’ingegnere Bullo descriveva quattro tipi di valle: chiuse o arginate, semi arginate, a serraglio, e aperte. La valle chiusa era considerata la più redditizia per la pesca, offrendo maggiore controllo delle acque e movimenti ittici.
Il piano finanziario del dottor Ronchi stimava che il Consorzio avrebbe potuto ricavare 300.000 lire annue dalle Valli, importo sufficiente a coprire il debito maturato in dieci anni e a risanare il deficit di bilancio. L'ONC avrebbe temporaneamente acquisito tutte le aree lagunari consorziali, attuato i lavori di trasformazione e concesso in affitto le due Valli al Consorzio per dieci anni.
Il progetto fu approvato dall’Assemblea del Consorzio Peschereccio il 21 ottobre 1926 e dal Comitato Tecnico del Magistrato alle Acque il 25 febbraio 1927, con alcune modifiche. Tuttavia, l’espropriazione formale delle aree fu necessaria per tutelarsi contro eventuali opposizioni e per evitare tasse sul passaggio di proprietà.
I lavori, avviati nel 1927, incontrarono vari ritardi. Le opere realizzate comprendevano la costruzione di argini perimetrali, interclusione di canali esistenti, scavo di nuovi canali interni e realizzazione di strutture per la pesca. Nonostante i progressi, al 31 dicembre 1931 era stato completato solo l'11,18% delle opere.
Diverse varianti al progetto originario e aggiustamenti finanziari furono approvati negli anni successivi, con i lavori che continuarono fino al 1941, quando furono sostanzialmente conclusi.
Nonostante le difficoltà e i ritardi, l’ONC consegnò le Valli Zignago e Perera parzialmente trasformate al Consorzio Peschereccio nel settembre del 1934. Tuttavia, i ritardi impedirono al Consorzio di rimborsare l’ONC entro i dieci anni previsti, e l’ONC finì per acquisire definitivamente il patrimonio lagunare consorziale, togliendo alla comunità di pescatori la principale fonte economica e di sostentamento.
Nel 1942, il Consorzio rinunciò definitivamente ai suoi diritti sulle Valli in cambio di un indennizzo finanziario. L’ONC vendette poi le Valli a privati, dimostrando la palese infondatezza dell’espropriazione per pubblica utilità effettuata negli anni precedenti.
Successivamente, nel dopoguerra, la gestione delle Valli passò a vari proprietari privati e società, con ulteriori trasformazioni e utilizzi delle aree per attività agricole e ittiche.
… sarà questa la prima bonifica idraulica-peschereccia che sarà fatta in Europa, esempio che certamente potrà essere largamente imitato in Italia e fuori. Ed il Veneto, che è stato la culla dei prosciugamenti meccanici, iniziati nel 1825 … verrà ad essere in tal guisa nuovamente, un secolo dopo, la culla di una nuova forma di bonifica, la bonifica peschereccia. …
Giustiniano Bullo 1928